Una TM per caso al Torneo di Treviso
Lo dico subito, questa settimana è stata stancante fisicamente e mentalmente.
Partecipare al Torneo di Treviso era un sogno che cercavamo di realizzare da un po’ e che tutti abbiamo contribuito a realizzare. L’organizzazione è iniziata mesi prima partendo da un punto fondamentale… lo stand per i genitori. Giorni e giorni, lunghissime chat per decidere cosa mangiare; la zizzona di Battipaglia era l’unico punto fermo, salame o cotechino, e la polenta? I formaggi? E poi, quanti litri di vino comprare e come trasportarli, come fare a rimanere nel budget stabilito, chi preparava, chi assaggiava, e chi faceva confusione che tanto dalla confusione nasce sempre qualcosa di buono. E poi c’erano i documenti da preparare. L’ansia dei documenti che non erano ancora pronti, e i giorni passavano. Poi finalmente sono pronti ma saranno giusti? E allora altre chat, altri incontri tra TM per confrontarsi e stabilire chi aveva preparato il faldone giusto, e leggi e rileggi il regolamento che non si sa mai.
E le valigie? Altro punto che ha generato tante domande per noi TM. Quante ne portiamo? Dove lo metto il paradenti, a destra o a sinistra del borsone? Ma il cambio lo metto nel borsone o nello zaino? E le ciabatte? E un flebile ma costante pensiero iniziava a farsi spazio nella mia mente: ma chi me l’ha fatto fare?!?
Ma alla fine arriva il venerdì e puntuali alle 13.45, borsoni, zaini, vino, zizzona, bambini, allenatori, TM, l’ordine non è casuale, vengono caricati sul pullman e partiamo. Tra circa 4 ore saremo a Treviso! Il viaggio inizia bene, canzone dei pompieri cantata in coro dalla U12 (è un dettaglio da non sottovalutare come scoprirò a mie spese più avanti) e film di Harry Potter e sono tutti contenti.
Arriviamo in albergo e tocca a noi TM prendere le chiavi e tirar fuori la nostra organizzatissima disposizione camere, che però non funziona e parte il toto camere. “Se ti do una tripla, mi dai una quadrupla? E la doppia? Allora riproviamo con una singola”, ma alla fine ci riusciamo, tutti hanno una camera con i letti e va tutto benissimo. Sistema le valigie, dividi i nani e arriva uno dei momenti che temevo, la cena! 40 bambini che cenano insieme! E invece niente, tutto perfetto, sono educati, rumorosi il giusto, stanno seduti e mangiano di gusto. Dopo cena giocano tutti insieme nel prato e dell’albergo finché non arriva l’orario per andare a letto. Questa volta sono sicura che sì avvereranno i miei dubbi più grigi, e invece no, anche questa volta si lavano i denti, si mettono il pigiama e dopo 15 minuti di cartoni ronfano come dei ghiri, tutta la notte. Rimango stupita.
La mattina sveglia alle 6.20 colazione, cambio super veloce, tutti in divisa con i denti lavati, alle 7.20 siamo sul pullman e… riparte la canzone dei pompieri! Ancora? Ma non è troppo presto? Ma siamo arrivati e adesso l’importante è andare in segreteria per consegnare i faldoni e prendere il programma gare. La consegna dei faldoni è una lunga coda di TM che si interrogano tra loro sulla documentazione corretta da consegnare, un’ansia così me la ricordavo solo all’università quando in coda per preparare l’esame spuntava sempre qualcuno che tirava fuori la fantomatica dispensa di fondamentale importanza di cui io non sapevo nemmeno l’esistenza. E quest’ansia ci accompagnerà per tutta la durata del torneo, i TM che hanno sbagliato verranno chiamati dalla segreteria con il megafono e ogni volta che sento U8 si ferma per un attimo il respiro.
Abbiamo i gironi, 2 squadre ed entriamo in campo. I bambini si guardano attorno meravigliati, tanti campi da rugby tutti insieme non li abbiamo mai visti, e con tutto questo pubblico, questo colore, un po’ di timore viene fuori, specialmente nei più piccoli, ma siamo una squadra e insieme andiamo ovunque.
La prima giornata di gioco ha messo a dura prova i nostri nani, le altre squadre sono forti, in alcuni casi anche grosse ma più giocano e più trovano affiatamento e non importa se vincono o perdono, ci stanno mettendo il cuore, le gambe, la testa e danno il massimo. Alla fine si commuovono anche i genitori a bordo campo, non li hanno mai visti giocare così e il nostro famosissimo tifo è alle stelle.
La prima giornata passa così, i nostri giocatori sono soddisfatti, gli allenatori contenti e i genitori super allegri solidarizzano con tutti gli stand accanto mischiando sapori e tifoserie, alla fine tutti hanno un meraviglioso sorriso stampato in faccia. Si ritorna in albergo, e riparte la canzone dei pompieri… ancora!
La stanchezza si sente, tante emozioni e tante partite fanno in modo che dopo cena alle 21 dormano tutti. Purtroppo durante la notte inizia un fortissimo temporale che non ci abbandonerà più.
La mattina ci rendiamo conto che la giornata sarà difficile e la canzone dei pompieri sul pullman non aiuta! La situazione arrivati al campo è peggiore del previsto, l’acqua ha trasformato il vialetto d’ingresso in un fiume di fango, lo stand è allagato e la pioggia sempre più forte. Si gioca comunque, le due squadre entrano in campo e fanno del loro meglio ma dopo la seconda partita la situazione è molto critica, nelle pause cerchiamo di fare del nostro meglio per scaldare e asciugare i nostri giocatori ma l’acqua è veramente troppa e il torneo viene sospeso. Peccato, ma siamo tutti orgogliosi della nostra U8.
In conclusione, il mio iniziale “chi me l’ha fatto fare?” si è trasformato in “meno male che l’ho fatto”. Partecipando ho avuto la fortuna di conoscere meglio la mia squadra che mi ha stupito per l’autonomia, l’intraprendenza, l’entusiasmo e il coraggio che ha dimostrato; di passare del tempo con i TM delle altre under scoprendo persone disponibili e capaci di fare lavoro di squadra; di apprezzare ancora di più i nostri allenatori, capaci di supportare i bambini dentro e fuori dal campo; di vedere rinforzato l’affiatamento tra i genitori, un gruppo così vario e disomogeneo che ha fatto propri e centuplicati i principi del nostro sport.
Grazie a tutti per avermi dato molto di più di quanto ricevuto… fate partire la canzone dei pompieri!
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