Eccoci, alla fine. Undici maggio duemiladiciannove. Scritto in lettere sembra lunghissimo, un po’ come lunga e trepidante è stata l’attesa per questo Trofeo, 41^ Trofeo Città di Treviso.

Eccoci, alla fine. Undici maggio duemiladiciannove. Scritto in lettere sembra lunghissimo, un po’ come lunga e trepidante è stata l’attesa per questo Trofeo, 41^ Trofeo Città di Treviso.

Perché quest’anno la società ha permesso anche a noi, i #micronani dell’under 6, di provare a partecipare a una “due giorni rugbistica” lontano dalla solita cerchia battuta durante l’anno.

Partiti alla spicciolata il venerdì, arriviamo in serata a Treviso e ci ritroviamo tra le vie e le piazze della bella cittadina veneta: è divertente rincorrersi nel centro pedonale, fare un giro sulla giostra, fermarsi a mangiare qualcosa con i compagni di squadra. Ed è l’occasione per noi genitori di conoscerci un po’ meglio, al di fuori del classico bordo campo. Treviso ci accoglie tutti in una bella serata mite, le vie piene di gente, i locali invitanti: l’aperitivo in Veneto è d’obbligo, e il passaggio alla cena immancabile. Qualche bicchiere di vino dopo… è ora di rientrare: domani la sveglia suona presto!
I messaggi sulla chat di gruppo si sono susseguiti fino a notte tarda. Un misto di emozione e trepidazione aleggiava anche tra noi genitori… ultimo messaggio della buonanotte: “Ci vediamo domani, pronti al campo alle 8.00”.
[PRIMA GIORNATA]
Ma, in realtà, alle 7.50 siamo già tutti alla Ghirada. Nessun quarto d’ora accademico e nessun ritardatario. Anzi, a sentire i commenti dei genitori, i piccoli atleti erano tutti belli vispi prima delle sveglie, carichi come molle, pieni di aspettative, di emozione, di curiosità, entusiasti come solo i bimbi sanno essere.
Dovunque ti giri ci sono bambini pronti a scendere in campo. Un’atmosfera coloratissima e vivace, urla, risate, stand, musica, società che sfilano e tanto, tantissimo divertimento! Noi genitori siamo increduli e contenti nel vedere la forza di uno sport troppo spesso considerato di serie B in questa Italia calciodipendente; i nostri #microbagai a loro agio in tutta questa bolgia come a volerci dire: “Ma’ … io qui sono di casa non vedi?”
Il sole va e viene.
Ore 8.45 iniziano le partite. E non si sgarra.
Noi genitori intanto diamo una mano alle famiglie under 8 e under 10 ad allestire lo stand che farà da punto di ritrovo e ristoro per tutti noi. Il cibo e le bevande non mancano, e un ringraziamento doveroso va a tutte le mamme e i papà che si sono dati da fare per rifocillare tutto il gruppo: si sa che del rugby noi genitori amiamo soprattutto il terzo tempo! Ma nonostante le pietanze invitanti, facciamo più in fretta possibile a sistemare tutto, per non perderci neanche un minuto delle partite dei nostri ragazzi. Ed eccoci finalmente a bordo campo, emozionati, urlanti ed esaltati come dei tifosi navigati quali ormai siamo.
Alessandro, Daniele, Diego, Francesco, Gabriele, Gioele, Giorgio, Jacopo, Josué, Martino, Michelangelo, Orlando, Oscar e Paolo: siamo qui per voi, non vi faremo mancare il nostro supporto!
(I GENITORI)
“Sono uno spettacolo ’sti nani. Ma tu dimmi chi glielo fa fare a 4-5 anni di venire qui a buttarsi per terra, a correre, a spintonarsi…
Guarda Daniele, è il più piccolo del gruppo, ancora non dice neanche la erre tanto bene, ma quando grida il nostro motto “diventeremo grandi e forti” le senti tutte quelle erre, come se scandirle con grinta lo facesse crescere più in fretta!
C’è Gabriele, il nostro piccolo armadio under 6, che ha paura di far male a qualche bimbo e non placca, ma poi ti ruba la palla dall’alto, perché “la squadra comunque la deve aiutare”.
Jacopino… “Ma questi con la divisa nera sono grandissimi!”, ti dice prima di entrare in campo, ma poi un paio di mete te le piazza e alza il pollice in segno di vittoria diventando più alto di tutti “i neri” messi in pila.
“Dai Diegoooooo”… Grande Dieghito… placca tutti, lui, che a inizio anno non sfiorava nessuno.
Poi c’è Martino. Marty… che se prende la palla deve tenerla con due mani perché è grande quanto il suo torace, ma tu devi sperare che quella palla non la prenda mai, perché altrimenti è una meta sicura.
E Paolo… silenzioso, timido… ma determinato al momento giusto.
E Ale, o come lo chiamano tutti Quercia. La nostra piccola Quercia. Non guarda in faccia nessuno. Abbiamo detto rugby? E rugby sia! Cosa devo fare, placcare? E placca tutti, e non si passa. Cosa devo fare, segnare meta? E meta sia. Punto. Silenzioso. Deciso. Poche idee ma chiare. La nostra piccola quercia.
Eccoli qui, i miei primi 7 ometti “Rugby Monza A”.
“Forza microbagai, siete uno spettacolo e sono fiera di voi”
(IL TM)

Nella prima giornata il ‘Rugby Monza A’ incontra Mogliano, Cittadella, Villorba, Livorno, Valdobbiadene, Lupus e Casier, mentre il ‘Rugby Monza B’ incontra il Lainate, Pontedera Bellaria, Paese Rubby Junior, Piazzola Rugby, Benetton, Prato: tutte squadre forti, che ci danno del filo da torcere. I #microbagai ce la mettono tutta, ma proprio tutta: placcaggi, mete, mischie e anche passaggi.

Noi genitori abbiamo perso ogni possibile riserva e gridiamo come pazzi, i papà agguerritissimi, le mamme non sono da meno: incitiamo i nostri piccoli, ci arrabbiamo per quelle che ci sembrano occasioni mancate, ma cerchiamo di ricordarci noi per primi che questo è un gioco, un bellissimo gioco e che tutti i bimbi in campo sono qui per divertirsi. Siamo stati noi genitori a portarli fin qui nella speranza che vivano un’esperienza felice, formativa, di valore, e i piccoli ci dimostrano ancora una volta quanto sanno essere “grandi” quando si tratta di sostenere i compagni, aiutarsi a vicenda, mantenere alto l’entusiasmo anche dopo tante partite, quando la stanchezza si fa sentire.

La mattinata è lunga e intensa e un meritato e organizzatissimo terzo tempo ristora gli atleti, che corrono poi felici tra le nostre braccia per essere accompagnati nell’area giochi, davvero bella e ben attrezzata. Un giro tra gli stand, tra musica, gonfiabili e gadget, coi piccoli che corrono e ridono con i loro amici. Siamo tutti sinceramente colpiti dall’organizzazione di questo torneo, che offre così tanto divertimento per tutti, calore e allegria; siamo tra amici, e anche chi era più restio tra di noi alla fine è costretto ad ammetterlo: ne valeva la pena!
Le partite riprendono alle 15.00, e i micronani pronti di nuovo all’attacco e con rinnovato entusiasmo non deludono le aspettative dei genitori e degli allenatori. Mete e placcaggi non mancano, e le energie dei nostri piccoli sembrano inesauribili.
🏆 Si chiude la prima giornata con un meritato sesto posto.
Errore! Finite le partite, ma non la giornata! E tanto meno le forze dei nostri campioncini: i giochi sono ancora un’attrattiva per i piccoli atleti, che corrono su scivoli, altalene e gonfiabili. Una doccia sarebbe l’ideale, ma molti di noi temono che i figli potrebbero crollare prima di cena, e saltare un pasto, anche se ci siamo abbuffati allo stand, non è un’ipotesi contemplata in questa bella atmosfera goliardica che vogliamo sfruttare fino all’ultimo! Quindi ci si organizza per una pizza insieme, per un ritrovo in piazza e un bicchiere di vino. Due chiacchiere ancora. I bimbi con la divisa sporca e infangata, ma chissene… il bello del rugby per noi genitori è anche questo: questa grande e semplice famiglia che ti circonda, che ti fa sentire a tuo agio e parte di un mondo positivo, allegro e conviviale, anche se puzzi più di un caprone e sei più sporco di un coccodrillo che si rotola nella palude.
Finalmente è ora di rientrare in albergo: doccia, denti, pigiama e a letto. “Ti sei divertito amore?” “Sì, mamma, tanto. Voglio vivere a Treviso perché ci sono i campi più belli di rugby e hanno anche i gonfiabili”. Loro dormono, e noi a scrostare fango dai tacchetti e asciugare calzettoni bagnati col fon.

Intanto il telefono è rovente. Ci scambiamo messaggi di congratulazioni e di orgoglio per i nostri piccoli, pronti a replicare l’indomani.
Stessa ora, stesso posto.
[SECONDA GIORNATA]
(I GENITORI)
I primi squilli arrivano alle 6.00. Poi messaggi a raffica:
-“L”
-“Diluvio modalità ON”
-“Termiche e k-way ragazzi”
-“LL”
Sembriamo catapultati in una mattina di dicembre. E chi è già al campo manda le prime foto: una distesa di fango e pozzanghere che Peppa Pig potrebbe trasferirsi direttamente qui con tutto il cast e girare episodi per ventiquattro stagioni saltandoci dentro a ripetizione.
Il sole non va e non viene.
Il sole è uscito dalla via Lattea. Esiste solo l’acqua. Tanta, tanta acqua.
Ore 8.45 iniziano le partite. E non si sgarra.
I genitori temono il peggio per i loro piccoli, ma i #microbagai sono temprati dal clima umido brianzolo… o almeno lo speriamo tutti…
(I GENITORI)
“Come la vedo male…
Conosco i miei microbagai… adesso arriveranno le facce sperse, i denti che iniziano a battere, e cadranno ad uno ad uno come soldati al fronte. E del resto, sono bambini, che altro vogliamo chiedergli?!
Però strano… qui non piange nessuno… corrono, giocano, qualche lacrimuccia ma nessuno molla.
Michelangelo si sa, ha una temperatura interna di circa 30° gradi. Probabilmente è imparentato con qualche vampiro della serie di Twilight, perché pioggia o non pioggia lui non guarda in faccia nessuno e rifila sempre 4,5,6 mete a partita. Poi ti guarda e dice “Posso entrare ancora?”

 

Gioele ci prova alla terza partita a versare due lacrime. Ma poi gli facciamo notare che ha la maglia numero 1, perciò è il nostro capitano. E lui, da bravo capitano, torna in campo e segna, placca, si butta.
“Orlando apri e chiudi le dita che così non sentì il freddo alle mani” (adesso mi guarda e scoppia a piangere. Tre, due, uno,…)
“Ma Elena io non ho freddo, posso entrare?”
Josuè sì, ha freddo, mi chiede di scaldargli le manine ma poi gli allenatori lo chiamano e lui entra in campo, pronto sull’attenti.
Oscar è un tutt’uno col suo k-way, ma non fa una piega. Se non tocca a lui ha ancora fiato a sufficienza per fare il tifo e sostenere i compagni. E la sua voce, che si sente sempre poco, diventa da tenore sotto questa pioggia insistente.
Poi c’è Giorgio, Giorgino. Classe 2014. Ma chi lo direbbe. Il suo caschetto castano è fradicio. È pieno di fango anche dove non si dovrebbe mai avere il fango, ma lui è lì, in prima fila, che scatta, che placca classi 2013 senza batter ciglio tra una pozzanghera e l’altra.
E Francesco, IL placcatore. A lui la palla interessa poco. A lui hanno detto placca, e lui placca. Sempre. La pioggia? “Embè? Io devo placcare. Giacomo mi ha detto di placcare e io placco”.
Forse allora sono io la pippa, che sto qui a tremare dal freddo, piena di fango fine alle caviglie a pensare ai reumatismi che avrò domani. E senza il forse.
Eccoli qui, gli altri miei 7 ometti “Rugby Monza B” .
Forza microbagai, siete più di uno spettacolo e sono strafiera di voi”
(IL TM)
Oggi i piccoli atleti incontrano: Benetton, San Marco, Lainate, Paese, Cus Milano, Geas e Jesolo. Non demordono, anzi con la pioggia danno il meglio di loro!
Noi genitori come sempre rimaniamo stupiti dall’energia, dalla grinta e della forza che i nostri piccoli riescono a tirare fuori in queste occasioni. Ci sentiamo un po’ in colpa nel farli correre sotto la pioggia battente, e ci si stringe un po’ il cuore quando li vediamo bagnati fradici fin nelle mutande… che razza di genitore sono? Si chiede qualcuno. Però, poi, vedi il tuo bambino che corre nel fango, i capelli appiccicati alla testa, che cerca la palla, placca, aiuta il compagno e che, soprattutto, sorride, e allora il cuore ti diventa leggero e continui a fare il tifo, incurante anche tu dei piedi fradici che ormai ti ritrovi.
“Sostegno! Sostegno!” Gridiamo ai bimbi quando vediamo un compagno che cerca di tenere la palla, arrancando nel fango. Una parola che abbiamo imparato da poco anche noi, grazie a una società che durante quest’anno si è prodigata tanto per insegnarla a tutti, dando l’esempio. E i nostri cuccioli non se lo fanno ripetere, aiutano come possono i loro compagni, con uno spirito di squadra da far invidia a tanti atleti professionisti. È sostegno quando aiuti in campo, è sostegno quanto ti stringi vicino vicino al tuo compagno sotto l’ombrello per scaldarvi entrambi, è sostegno quando dai la mano all’amico che è un po’ timoroso nell’entrare ancora una volta, sotto l’acqua, in campo. E tu mamma, che li guardi così piccoli, ma già così tenaci, ti ritrovi a pensare “Hei, è proprio in gamba il mio ragazzo!”.
Ore 12.30. Finiamo tutte le partite. Il tempo non dà tregua. Peccato dover scappare via perché ognuno qui ci ha lasciato un pezzo di cuoricino. I bimbi vestiti alla rinfusa sopra il fango incrostato che ti chiedi con che spazzola tirarlo via. Carichi tutto in auto e via, di ritorno verso casa.
Che avventura! Per tutti noi.
Stanchi ma felici.
E ti ricordi che oggi è anche la Festa della mamma e che quest’anno l’hai passata in un modo sì diverso dal solito, senza torta o fiori, ma più vicina che mai a tuo figlio.
In auto i bimbi crollano, meritato riposo del campione. I più temerari resistono ancora un po’, troppa adrenalina in circolo: e tra una canzoncina, un libro e un video sul cellulare, neanche ti stupisci quando ti senti chiedere: “Mamma, domani c’è l’allenamento vero?”
(I GENITORI)
“In due giorni abbiamo visto tutte le sfaccettature del rugby! Una giornata sotto il sole, una giornata sotto il diluvio, campi perfetti il sabato, il fango più assurdo la domenica. Caldo, freddo, sonno, sorrisi, vittorie e sconfitte ma sono stati due giorni, e 14 bambini, praticamente perfetti!”
(GLI ALLENATORI)
Un’esperienza magica, positiva, di grande impatto per tutti noi, genitori, allenatori, organizzatori e soprattutto bimbi. Ci piace sperare che i nostri figli portino sempre nel cuore l’entusiasmo di questi due giorni, e che continuino nella vita di tutti i giorni a tirare fuori la grinta, l’energia e la tenacia che questo sport li sta aiutando a costruire. Quando li vediamo correre sotto la pioggia, placcare, fare meta, aiutare i compagni, ridere davanti al piatto di pasta, scherzare con gli allenatori, ma anche ascoltarli attentamente, in cuor nostro siamo felici di aver scelto questo sport. Ci costa qualche sacrificio, inutile negarlo, ma siamo ripagati ampiamente dal fatto che lealtà, coraggio, spirito di iniziativa, tenacia, forza, amicizia, senso del gruppo, supporto, entusiamo, gioia, forza di volontà e impegno non siano valori e attitudini soltanto dichiarati, ma la solida e forte realtà del mondo del rugby e della nostra squadra.

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